Dal blu al portatile: la magia
Esploriamo insieme il workflow post-immersione come le procedure per la manutenzione della GoPro, l’archiviazione e il back-up delle clip
girate e, per ultimo, i passaggi base per una post produzione che valorizzi al meglio le riprese.
Uscita dall'acqua

Nel risalire su un natante, è importante tenere la GoPro allacciata finché non si è stabilmente aggrappati alla scaletta o a una cima. Solo allora va slacciata con attenzione e passata a un membro dell’equipaggio, assicurandosi che la prenda saldamente: una distrazione può far perdere GoPro e tutto il materiale girato.
Appena possibile, è bene mettere la GoPro in un contenitore con acqua dolce: è fondamentale per rimuovere la salinità, prevenendo corrosioni.
È utile includere sempre gli accessori, come il bastone telescopico, avendo cura di aprirlo e richiuderlo un paio di volte sott’acqua dolce per far scorrere bene l’acqua all’interno. Lasciare poi tutto in ammollo per un po’, affinché il sale si sciolga completamente.
Dopo il risciacquo, bisogna asciugare delicatamente camera e accessori con un panno morbido, facendo attenzione a eventuali tracce di sabbia che potrebbero graffiare le lenti, e non lasciare mai nulla sotto i raggi diretti del sole.


Dal rientro al PC

Rientrati in cabina/camera, bisogna aprire la custodia sopra un panno pulito e solo se completamente asciutta esternamente. In questo momento è importante controllare attentamente per rilevare umidità o gocce d’acqua; in tal caso, potrebbe essere necessario sostituire l’O-ring o, nei casi peggiori, l’intera custodia.
È necessario rimuovere la batteria dalla GoPro (mettendola sotto carica solo quando si è completamente raffreddata) e lasciare asciugare la custodia aperta. Se si è usato un bastone telescopico, è bene farlo asciugare esteso e poi lubrificare il meccanismo con uno spray WD-40 o simile, aprendolo e chiudendolo più volte.
Appena possibile, è consigliabile visionare le riprese al computer: è fondamentale per assicurarsi che tutto sia andato bene e per controllare impostazioni o eventuali errori grossolani, evitando così di ripeterli nelle immersioni successive. La qualità delle riprese non va mai valutata solo dallo schermo della GoPro, che potrebbe nascondere imperfezioni visibili unicamente su display più grandi.
Archiviare i file

Per gestire il girato, è fondamentale un’archiviazione organizzata. Creare una struttura di cartelle logica (ad esempio, per data e luogo dell’immersione) e rinominare i file in modo significativo, mantenendo la numerazione originale e aggiungendo descrizioni (es. “GX019400 tigre passa sopra.MP4”), faciliterà la ricerca e l’editing futuri.
Per risparmiare spazio di archiviazione, consiglio di cancellare tutti i file ai quali non si è riusciti ad assegnare un nome, poiché sicuramente non contengono parti importanti da poter poi utilizzare. Per una ricerca più immediata, c’è anche la possibilità di usare tag e metadati con parole chiave e descrizioni.
Importante è anche fare backup regolari per avere sempre due copie dello stesso file. Se, come spesso accade, lo spazio sull’HD interno del computer non dovesse bastare, sarà necessario portare due memorie esterne (meglio se almeno una SSD, perché anche gli hard disk di qualità si possono rompere). Durante il volo aereo, consiglio di tenere sempre un hard disk in stiva e l’altro nel bagaglio a mano: se una valigia dovesse perdersi, si avrà sempre una copia al sicuro.


Editing e post produzione

Archiviati i file, per valorizzare al meglio le immagini, si passa all’editing (che comprende selezione, taglio e assemblaggio) e quindi alla post-produzione (che include bilanciamento del bianco, correzione del colore, stabilizzazione, nitidezza ed eventuali effetti).
Le app più comuni che vengono utilizzate sono:
GoPro Quik: App nativa GoPro, offre un editing semplificato con template e funzioni base di correzione colore. Comoda per modifiche rapide in viaggio tramite cellulare o tablet.
Final Cut Pro: Strumento professionale che utilizzo personalmente, ottimo per una post-produzione avanzata. Ha un’interfaccia molto intuitiva, ma è disponibile solo per Mac.
Adobe Premiere Pro: Leader di settore, offre una vasta gamma di strumenti ed eccelle nella correzione colore e nell’editing audio, integrandosi bene con altri software Adobe.
DaVinci Resolve: Rinomato per l’eccellente correzione colore, è un’opzione potente che offre anche una versione gratuita molto completa.
iMovie: Ideale per utenti Mac principianti, è un software gratuito e semplice. Sebbene limitato nelle funzionalità, permette di realizzare buoni montaggi con gli strumenti base.
Dive+: App specifica per subacquei, con strumenti di editing focalizzati sulla correzione dei colori per riprese subacquee, ottimizzata per affrontare i tipici problemi di luce in immersione.
Ora, per dare un’idea generale di cosa si può ottenere con la post-produzione, modificherò una clip di una tartaruga verde girata durante uno dei miei ultimi liveabord sulla Princess Sara alle Maldive.
Utilizzerò Final Cut Pro, considerando comunque che i principi base della post-produzione si possono applicare anche agli altri software.
La post-produzione è un’arte complessa che richiede studio e dedizione. Per iniziare a usare tecniche e strumenti come curve, livelli e maschere, consiglio corsi specifici online (ne esistono di ottima qualità) e, soprattutto, molta pratica al computer.
Importare la clip e correggere l'esposizione

Inizio creando un progetto con le dimensioni corrette e, poiché sto preparando un video per YouTube, imposto come risoluzione quella Full HD (1920×1080 pixel). A questo punto, importo la clip nella timeline e intervengo sull’esposizione utilizzando le “Color Wheels” con l’obiettivo di sfruttare tutta la gamma dinamica disponibile, portando le ombre vicine allo 0 IRE e le alte luci vicino al 100, ma senza perdere dettagli nelle aree importanti dell’immagine.
Per farlo con precisione, attivo lo strumento “Range Check” sulla Luma. Mentre abbasso le ombre, il Range Check lampeggia se qualche area scende sotto lo 0 IRE; così conservo i dettagli.
Lo stesso procedimento applico alle alte luci: le aumento gradualmente e il Range Check lampeggia se supero il 100 IRE. Mi fermo appena prima che le aree luminose importanti, come la pelle di un pesce o un corallo chiaro, inizino a lampeggiare. Naturalmente, non mi preoccupo se aree come il disco solare in controluce lampeggiano, perché in quel caso è normale.
Una volta impostati correttamente ombre e alte luci, faccio una leggera regolazione ai mezzitoni (Midtones) per bilanciare l’esposizione generale. Creando più contrasto, l’immagine risulta più incisiva e leggibile.
Migliorare il contrasto

Ora passo a rifinire il contrasto usando uno strumento più preciso: le Color Curves. Mi concentro sulla curva Luma, che controlla la luminanza complessiva dell’immagine.
In questo passaggio, modellando la curva, creo la classica “S-curve” (o curva di contrasto): abbasso leggermente il punto che gestisce le ombre (posizionato nella parte inferiore sinistra della curva) e alzo leggermente quello delle luci (nella parte superiore destra). Posso anche aggiungere punti intermedi per regolare con maggiore dettaglio la pendenza nei mezzitoni.
L’effetto è aumentare il contrasto generale, migliorando la separazione tra le diverse tonalità. Il risultato è un’immagine più ricca, con maggiore profondità e tridimensionalità.
Bilanciamento del bianco

Passo ora al bilanciamento del bianco. Per velocizzare il processo, utilizzo lo strumento automatico “Balance Color“. Potrei farlo manualmente, con maggiore controllo, usando le Color Curves o la Color Board; tuttavia, in base alla mia esperienza, questo strumento automatico fornisce risultati soddisfacenti solo su clip subacquee girate a basse e medie profondità.
Al contrario, nelle clip girate in profondità, specialmente quelle con soggetti nel blu, si rivela pressoché inutile o molto limitato. In questi casi, infatti, tende a introdurre un forte rumore digitale, difficile da correggere senza peggiorare l’immagine.
Applicare la custom LUT

Dopo le correzioni di base, applico una “Custom LUT” (Look-Up Table). Le LUT sono come “tabelle di traduzione” dei colori: indicano al software come trasformare i colori originali per ottenere un determinato effetto estetico.
Online si trovano numerose LUT, molte delle quali pensate appositamente per l’ambiente subacqueo e per contrastare le dominanti blu e verdi tipiche delle immersioni. È possibile cercare LUT specifiche digitando “diving LUT” o “underwater LUT”. In generale, quelle più curate sono spesso a pagamento, ma offrono risultati più raffinati e meritano un piccolo investimento.
Pur potendo ottenere risultati simili lavorando manualmente con curve colore e altri strumenti, l’uso di una LUT velocizza notevolmente il lavoro.
Correzione selettiva con la magnetic mask

La LUT ha migliorato l’aspetto generale dell’immagine, ma ha anche creato effetti indesiderati: le parti bianche della tartaruga hanno assunto una poco naturale dominante azzurrina.
Questo accade perché la LUT agisce in modo globale, modificando tutta l’immagine senza distinzione. È qui che entra in gioco uno strumento potente, la “Magnetic Mask“, che permette di selezionare automaticamente il soggetto principale e separarlo dallo sfondo.
Grazie alla maschera, applico correzioni mirate: aumento leggermente la saturazione degli arancioni e dei rossi del carapace e abbasso quella degli azzurri sulla sua pelle, facendola tornare bianca. Poi, invertendo la maschera, modifico solo lo sfondo, correggendo la dominante blu per ottenere un risultato più naturale.
Riduzione rumore e nitidezza finale

Arriviamo alla fase finale di rifinitura dell’immagine, focalizzata su due aspetti fondamentali: la riduzione del rumore (un problema comune nelle riprese subacquee) e l’applicazione della nitidezza (che nelle impostazioni GoPro ho volutamente impostato al livello più basso).
Final Cut Pro offre strumenti integrati per entrambe le operazioni; tuttavia, per ottenere risultati di qualità superiore, utilizzo plugin di terze parti come Neat Video, un plugin professionale noto per la sua efficacia sia nella riduzione del rumore sia nell’aumento della nitidezza.
Cos'è Neat Video?
Il rumore video, quella fastidiosa grana che appare nelle riprese con poca luce o con ISO troppo alti, è un nemico di ogni videomaker. Per risolvere questo problema e migliorare drasticamente la qualità dei miei lavori, mi affido a Neat Video: un filtro digitale professionale che si integra come plug-in nei più popolari software di montaggio.
Il suo punto di forza è duplice: da un lato, grazie ad algoritmi avanzatissimi, riesce a “ripulire” le clip rumorose preservando perfettamente i dettagli; dall’altro, offre un controllo sulla nitidezza incredibilmente professionale e selettivo, di gran lunga superiore ai classici filtri integrati. Da quando lo utilizzo, sono riuscito a salvare innumerevoli riprese che altrimenti sarebbero state inutilizzabili.
La post-production non fa i miracoli
Qui sotto alcuni esempi di mie clip “prima e dopo” la post-produzione, la quale sicuramente aiuta a correggere i colori, aumentare i dettagli e migliorare decisamente l’aspetto dei video.
Tuttavia, non si tratta di magia e non può salvare una clip girata male all’origine, con riprese troppo mosse, luci bruciate o soggetti mal inquadrati. Rimarranno sempre riprese di bassa qualità, indipendentemente dall’app usata.
Il lavoro più importante lo facciamo sempre sott’acqua: impostazioni, composizione, gestione della luce, assetto e approccio al soggetto sono la base per ottenere ottimi video che la post-produzione poi rifinisce, migliora e rende riconoscibili con il nostro stile!